M.Lovinzola dalla selletta che si apre da Malga Oltreviso

Carnia Into the wilderness

Oggi vi porto in un posto speciale, un giro che mi ha regalato emozioni uniche, partendo dall’incontro con un camoscio, un falco e due scoiattoli, per poi scoprire una valle dimenticata da dio e dagli uomini dove regna sovrano il silenzio tra le montagne. La natura nella sua magnificenza più pura.

Sentiero Cabia – Rivalpo

Per cominciare sono partito da Arta Terme, tempo di preparare la bici, e mi sono messo in sella. Dopo qualche pedalata avevo già fame, così ho deciso di fermarmi a prendere una brioche e un buon caffé dai simpatici gestori del bar Baraonda. Comincio così ad arrampicarmi verso Cabia, passando tra le case dietro al bar, conosco molto bene la zona. Arrivo in un batter d’occhio sulla strada principale e, dopo qualche tornante, mi trovo davanti il famoso “muro di Cabia” che si trova prima dell’ultimo tornante, un “troi” petonato subito a sinistra. Ripido, diventando ripidissimo già dal primo centimetro.

L’ultima volta mi ha costretto a fermarmi ma questa volta mi ero promesso di farla tutto d’un fiato e così è stato, se non fosse che mi son fermato per osservare due magnifici scoiattoli che giocavano tra gli alberi.

Scoiattoli che saltano sugli alberi a Cabia

Finalmente arrivato in cima al troi boccheggiando come un apneista che stava sott’acqua da più di 10 minuti e mi fiondo alla fontana pubblica per rabboccare la borraccia, saluto un signore che immancabilmente mi chiede dov’ero diretto: direzione Rivalpo!

Questo tratto è bellissimo mi piace molto e lo potrei percorrere milioni di volte, una bellissima strada carrareccia che si insinua lungo paesini abbarbicati sulle montagne del fianco Nord della Val Incarojo. Questa strada oltre ad essere ben soleggiata è ricca di storia e natura!
Di fatto troviamo dei vecchi stavoli, la “Madonna del Boscat” (piccola Maina lungo il percorso), alcuni ruderi e diversi rii che scendono e intrecciano il nostro percorso.

Con gli occhi cerco di catturare ogni meraviglia che mi si palesa davanti durante questo bellissimo percorso: Per il resto, riesco a rubare qualche scatto con lo smartphone.

Malga Oltreviso

Ben presto raggiungo Rivalpo mi soffermo per mangiare uno snack, giacchetta antivento e pronti per la discesa che mi porta fino a Valle e poi località Dinquan. Da qui non mi resta che scendere, imboccare la statale sotto e tornare indietro fino a Piedim. Da qui c’è un ponte che sovrasta il Torrente Chiarsò, portandomi verso località Chiarzò e poi verso il borgo Plan di Coces.
Una lunga salita dalle pendenze decisamente importanti ci porta dritti fino a Malga Oltreviso.

Qui prendo un po’ di fiato perché nelle gambe ho già guadagnato più di mille metri di dislivello e me ne attendono altri 700 circa fino al rientro. Ovviamente in questo luogo non c’è anima viva se non una simpatica signora che con il suo cane lupo bianco come la neve, mi racconta tutta fiera, di aver camminato molto. E’ partita da Tolmezzo per arrivare fino al Rif. Cimenti per poi rientrare dal M.Giaideit. Perbacco signora che gamba e che forza, complimenti! Saluto e riparto subito, io sono proprio diretto al rifugio che la signora mi ha citato.

Rifugio Cimenti Floreanini

Attraverso la forestale che collega Malga Oltreviso a Pra di Lunge di Illegio, per poi scendere un pezzettino fino ad imboccare l’ultima salita di questa epica avventura. La salita è tranquilla e con fondo regolare, unica nota alcune slavine nella parte alta hanno rovinato un po’ la strada ma è comunque percorribile senza intoppi. Inoltre la strada è sempre soleggiata e offre molti scorci di panorami mozzafiato.

Arrivato agli ultimi tornanti prima di una grande sbarra verde, mi accorgo di essere osservato, alzo la testa e vedo un rapace (forse un qualche tipo di falco) che si diverte a fare piroette sopra di me. Speravo fosse finita la salita ma ancora qualche tornante mi porta finalmente ad una rilassante discesa con fondo molto sconnesso, rallento e ad un certo punto vedo una strada sempre a scendere sulla mia destra, svolto e arrivo finalmente al rifugio!

Prima di arrivare al rifugio volevo verificare se era fattibile scendere per una traccia che portava verso il conoide sopra Tolmezzo, quindi continuo a scendere fino ad arrivare ad uno spiazzo immenso sotto l’Amariana. Durante la mia discesa mi accorgo di aver sorpreso un Camoscio! Mi è venuta la pelle d’oca a vederlo per qualche istante, si è subito accorto della mia presenza ed è scappato nel bosco.

Purtroppo dopo una breve perlustrazione mi tocca constatare che probabilmente non è percorribile il sentiero, sicuramente abbandonato scende impervio lungo un rio che non mi ispira affatto fiducia. Troppo stanco poi per cercare guai. Decido di tornare al rifugio e di scendere verso il CAI 443 con la mia cross-country: che dire mi attende una bella impresa!

Ero a secco d’acqua e per fortuna appena sotto il rifugio c’è una comodissima sorgente d’acqua dalla quale mi sono approvvigionato, ne avevo proprio bisogno! La discesa è decisamente ripida e con la poca lucidità rimasta, prediligo uno stile conservativo, pertanto molti pezzi me li faccio a piedi. Alcuni dei quali devo constatare che con la cross-country sono decisamente obbligatori. Magari ci tornerò per provarlo a chiudere con la Enduro.

Finalmente il sentiero molla nell’ultima parte e mi ritrovo ad Illegio. Da qui la strada verso casa la conosciamo tutti, mi precipito a capofitto a Betania e poi rientro per la ciclabile FVG8 verso Zuglio ed infine Arta Terme. Qui inizia a piovigginare, ma ormai sono arrivato all’auto.

Conclusioni

Il giro è stupendo, devo dire grande fatica ma molto appagante, anche dal punto di vista esperienziale. Questo giro offre un interessante anello che si sviluppa nelle Alpi Tolmezzine Orientali.

Mappa dell’itinerario

2 commenti su “Carnia Into the wilderness”

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *