fuori allenamento massimo
Venerdì scorso, dopo un lungo periodo di influenza, mi sono recato in Carnia alla ricerca di qualche spunto per la mia prossima avventura. La mia idea iniziale era quella di salire sul Monte Rivo da Paluzza, per poi scendere verso il Bivacco Lander e godermi tutto quel bellissimo flow in discesa.
Purtroppo, però, ho dovuto cambiare programma: non ero ancora pronto per quella avventura. Il mio livello di allenamento non mi avrebbe permesso di sostenere quelle pendenze assurde, senza contare che la salita è tutta in ombra, e faceva già veramente freddo.
Così ho deciso di fare come il ramarro del Bosco del Moscardo e andare alla ricerca del sole. Mi sono detto: Ok, perfetto, allora improvviserò un’avventura in base a quello che mi ispira. E così ho iniziato a pedalare.
La partenza da Zuglio

Sono partito da casa mia, a Zuglio, seguendo la FVG8 fino ad Arta e tagliando per il troi degli Alzeri, sapendo già che non era alla mia portata. Ma sono masochista, lo so, e mi piace troppo quel sentiero tecnico in salita. Anche sapendo che non era ancora alla mia portata, ho deciso comunque di provare ad affrontarlo.
Arrivo su con un po’ di affanno, ma poi mi aspetta un pezzo tranquillo lungo la ciclabile. O meglio, così sarebbe normalmente, ma purtroppo hanno deviato il traffico della strada Nazionale proprio lungo questo altopiano isolato e tranquillo. Tocca stare attenti alle macchine e ai camion, adesso.
Non appena mi è stato possibile, mi sono fiondato lungo la ciclabile che scende sul ponte di fronte alla Trattoria Alle Trote. Passato il ponte, non resta che pedalare in tranquillità fino a Paluzza.
Il borgo di Rivo e Naunina
In cif e di ciaf sono arrivato a Rivo, che, come ben sapevo, si trovava in completa ombra. Mi aspettava solo silenzio e gelo lungo le ossa. Mi sono avviato verso l’attacco della salita per il Monte Rivo, ma poi, come vi ho anticipato, ho cambiato idea e ho pensato di provare un sentiero che corre lungo il cimitero.
Sono sceso così lungo il sentiero della chiesa di S. Lorenzo, che conduce al cimitero, e questo sentiero ricalca un percorso dei Mondiali di corsa in montagna.
Ne è valsa la pena, devo dire. Il percorso è intrigante, anche se breve. Decido poi di continuare lungo l’asfalto, anche se avrei potuto passare per il percorso “Salute”. Ma quello non era per me: una petonata con pendenza allucinante mi guardava dall’alto in basso. Ho preferito rimanere coerente con la scelta di non strafare: non sono ancora ben allenato.
Proseguo in direzione Treppo, e appena possibile prendo via Englaro, che mi porta attraverso sentieri, alcuni più visibili, altri meno, fino al ponte di Treppo, dove mi soffermo a contemplare l’antico e bellissimo lavatoio ben conservato. Incuriosito, proseguo con l’intenzione di arrivare al piccolo borgo di Naunina.
la magica e nascosta Valpudia
Prima di scendere al borgo, noto una salita interessante alle mie spalle. Guarda caso, è una strada forestale che passa parallelamente alla ciclabile, in mezzo al Bosco del Moscardo. Decido che ormai il motore è abbastanza caldo per provare questa salita, anche se non ero convintissimo al 100%. L’istinto ha prevalso, e mi sono avviato verso la Valpudia.
Una serie interminabile di tornantini mi fa salire rapidamente di quota. Ero stracotto, ma poi, nel silenzio più assordante, il mio fiatone spaventa una bellissima e maestosa aquila, che era tranquillamente appollaiata sul pino di fronte a me e che probabilmente mi stava già osservando da un po’.
Lo stupore di vederla librarsi silenziosa in aria mi ha dato nuova energia, e così ho trovato le forze di arrivare fino in cima!
Mi ritrovo in un piccolo prato quasi pianeggiante, con un bellissimo stavolo rimesso a nuovo, di lusso, con tanto di tavoli e griglia esterna. Ho subito pensato che qua, d’estate, si fanno feste serie! Mi sarei fermato volentieri anch’io: avevo un po’ di fame, ma l’avventura viene prima. Riparto, ma non prima di scattare qualche bella foto di questo luogo singolare.




L’immensa forestale per cleulis e il rio moscardo
La forestale si allarga come un’autostrada, e si intravedono importanti lavori di consolidamento in seguito a qualche evento estremo. Si pedala molto bene su questa strada: un veloce serpeggiare con vari saliscendi, e in poco tempo mi ritrovo nei pressi di Cleulis.

Scendo con calma, in quanto il fondo era seriamente ghiacciato e anche bello pendente: non era il caso di rovinare per terra. Dopo un po’, finalmente riesco a mollare i freni e arrivo a ridosso del ponte ciclabile sul But, che però è chiuso per lavori. In qualche modo, sono riuscito a passare attraverso il guado provvisorio del Rio Moscardo, ma solo perché ho chiesto ai due tecnici se mi facevano questo favore. (L’idea di fare retro-front sulla Nazionale non mi entusiasmava.) E così sono passato.









Cleulis e la romea strata

Eccoci a Cleulis, paese dei mastri artigiani del legno. Si possono vedere delle bellissime opere esposte nei pressi del ponte. Da qui mi sposto seguendo la Romea Strata, che si inerpica violentemente lungo il paese.
Cambio un po’ le carte in tavola e faccio un percorso diverso dal solito, che mi porta a una fontana, giusto in tempo per rabboccare la borraccia. Proseguo ancora e sono nei pressi dell’antico lavatoio. Da qui parte l’ultimo tratto per arrivare a Ramazzaso, la mia meta finale.
Pedalo superando un arzillo signore che, con tenacia, nonostante la sua veneranda età, continua a farsi forza con l’ausilio del suo fidato bastone. Ebbene, mentre sognavo a occhi aperti di poter girare per sempre in questi luoghi bellissimi, mi ritrovo sull’attacco del sentiero di discesa verso Cercivento.
Questo tratto nel bosco è meraviglioso: il paesaggio diventa epico e fatato (sembra che debba spuntare uno Sbilf da un momento all’altro dal bosco). Poi, il fondo stradale in sasso, che tiene botta ancora dai tempi degli antichi romani, rende l’atmosfera ancora più magica e autentica.
l’antico borgo di Ramazzaso e il bosco di museis
La bici corre veloce tra il fogliame, con qualche rilancio, nulla di che. Si riesce anche a fare qualche saltino su qualche roccia interessante o a prendere qualche sponda. Senza nemmeno rendermene conto, arrivo preciso nel mio angolo magico preferito: una saletta relax con vista sul bosco. Mi fermo qualche minuto per contemplare il paesaggio.
Ho proseguito la mia discesa a capofitto fino ad arrivare in prossimità dell’agriturismo e fattoria didattica, in mezzo al Bosco di Museis a Cervicento. Purtroppo l’ho trovato in pessimo stato, era un cantiere a cielo aperto, stracolmo di alberi tagliati e schianti, probabilmente qualche tempesta che si è abbattuta nel 2024 e si è mangiata una bella fetta di bosco.
Per chi vuole approfondire e magari fare una bella passeggiata in questo luogo consiglio di dare un’occhiata a questo blog: https://camminabimbi.com/2018/01/30/bosco-di-museis-ramazas/






il rientro e la pace dei sensi
Infine, mi aspetta il rientro, che per fortuna si prospetta rapido, visto il freddo che avevo accumulato.
La strada ripercorre gran parte della pista ciclabile lungo il Torrente But, passando per le Terme di Arta fino a Zuglio.
Finalmente posso crogiolarmi al sole e godermi il resto della giornata in totale relax, ripercorrendo mentalmente i posti bellissimi che ho potuto visitare oggi!
percorsi simili in carnia
Per chi fosse interessato a percorsi analoghi, bè devo consigliarvi assolutamente Malga Corce che merita molto, sempre con partenza da Zuglio!
La traccia gpx
Vi condivido qui i dettagli della traccia per chi fosse interessato.
Gran bel giro Alessio!
Traccia salvata: non vedo l’ora di provarla!
Se vuoi ci andiamo assieme, ti ci porto molto volentieri!
Volentieri!